COSA DICONO
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RAMBO YEAR ONE è un romanzo affascinante, straordinariamente credibile dal punto di vista psicologico e scritto con una prosa tanto dura e muscolare quanto il suo scolpito protagonista. Wallace Lee ha preso la macchina da guerra più famosa della cultura popolare occidentale e ne ha scritto delle origini infinitamente affascinanti, rendendo più che giustizia al grande uomo. Incarnazione di un valore formidabile, di una lealtà e una resistenza stoici, Rambo è la quinta essenza dello spirito del guerriero intelligente, e Lee offre una visione inedita e assolutamente appassionante di quei primi, fatidici anni che precedettero Rambo 1.
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Lindsay Johns
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Una trama realistica e viscerale, che ricorda i toni del primo RAMBO e del PLATOON di Oliver Stone. Le scene in Vietnam dipingono un ritratto cupo e intenso.
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Eoin Friel
Al Curtis, sotto ufficiale dell'esercito degli Stati Uniti dal 1975 al 1983. Durante la sua carriera Al ha servito in Europa, Medio Oriente e America centrale:
"Come sempre, il libro è dieci volte meglio del film: il passato che hai creato per i personaggi è meraviglioso, e non fa altro che dimostrare che c'è una ragione per ogni cosa e tanti dei miei compagni venivano da vicende personali come come quelle che racconti. Da un ex militare... Ti faccio il saluto"
Scott Ryan Severns , fanteria degli Stati Uniti. Ryan ha combattuto in Iraq nel 2003, durante le operazioni Iraqi Freedom e Enduring Freedom:
"Ho amato in particolare il modo in cui, durante la selezione, i soldati pensano alle loro famiglie, prima di partire per la guerra. E' una cosa che succede a tutti i soldati, e che ricordano tutti molto bene"
Gordon Casteller, Caporale Brigata Paracadutisti Folgore dal 1995 al 1996, Pisa:
"Sto leggendo con interesse la tua saga e devo farti i miei complimenti. Solitamente mi piace leggere libri di guerra autobiografici, in particolare testimonianze di soldati coinvolti nelle guerre moderne (dal prima guerra mondiale ad oggi), ma i tuoi racconti sono molto ben fatti e realistici, con molte similitudini con quelli scritti dai veterani veri.
Su TAKE ME TO THE DEVIL in particolare si percepisce forte il legame tra i membri del team e mi riporta a sensazione vissute per davvero. Non vedo quindi l'ora di metter gli occhi su tutto il resto della saga... Continua così!"
Maresciallo Capo dei Carabinieri, Anonimo, Pavia.
NOTA:
Alle forze dell'ordine Italiane è severamente proibito fare da testimonial in pubblico per qualsivoglia prodotto o opera d'arte. La lettera di questo maresciallo capo dell'arma dei Carabinieri viene dunque riportata qui in forma anonima: siete liberi di credere a questa recensione, oppure ritenerla fasulla.
"Caro Wallace,
Ho finito adesso di leggere il tuo "year one" ed è stato pazzesco, con quei racconti da leggere tutto d'un fiato. Davvero! Sono orgoglioso che tu sia Italiano e da Militare professionista mi sono chiesto spesso durante la lettura se lo sia stato anche tu.
La mia esperienza con i reparti speciali l'ho avuta a circa 25 anni e ora che ne ho quasi 40 la ricordo ancora con piacere. Anche io ho dovuto superare prove molto spesso al limite e molte altre sono stato sul punto di rinunciare. Ho fatto un mese di selezione presso il nono reggimento incursori "col moschin" e la cosa che ricordo come più insopportabile è stata la privazione del sonno. Mi sono rivisto in alcuni momenti di sofferenza dei tuoi protagonisti e come loro, dopo non sono stato più lo stesso. Riuscii a passare le selezioni e dopo aver ricevuto la lettera di convocazione per tirocinio e corso non mi presentai mai perché decisi che volevo avere una famiglia, cosa che al tempo era inconciliabile con quei ritmi e quella vita. Quella delle forze speciali è una vocazione ed è giusto che sia così. Alla fine di ogni fatica posso dire di essere tornato sempre un uomo migliore di quello che era partito.
La pioggia... La pioggia molte volte era un bagno dell'umiltà che spesso mi mancava, e in certi tuoi personaggi ho anche rivisto me.
Grazie di cuore! Mi sono emozionato davvero tantissimo.
Sono molto lieto di averti conosciuto e mi farò risentire sicuramente quando divorerò gli altri volumi"
VOLUME I: RAMBO YEAR ONE
Premio letterario Calvino, XXIX edizione
Con Rambo year one siamo al cospetto di qualcosa che difficilmente capita per le mani nell'ambito di un premio letterario che, per sua natura o forse più per come lo vedono i concorrenti, tende a privilegiare la letteratura “pura”, “di invenzione”, “d'arte”, la si chiami come si vuole. Un concorso che comunque non tiene più che tanto in considerazione la letteratura “di genere”, salvo i casi – rarissimi - in cui è fatta veramente bene. E cui i concorrenti stessi, bene o male, ricorrono sostanzialmente nella speranza d'una pubblicazione delle loro fatiche.
Dunque, Wallace Lee presenta un libro che più di genere non si può, e per soprammercato dichiara anche che non lo potrà mai pubblicare, non possedendo i diritti del personaggio da lui narrato: il personaggio – tra l'altro − che in assoluto fa meno pensare alla letteratura “da Calvino”: John Rambo, nientemeno.
Ebbene: con piacere dichiariamo che, nel suo genere, il libro riesce splendido. Un prodotto d'artigianato più che dignitoso, godibilissimo in ogni sua parte, tanto in quella propriamente narrativa quanto nell'apparato documentale (dovizioso e per nulla superfluo). Vi si narra la selezione e l'addestramento d'un reparto speciale di soldati segreti (se così si può dire), destinati a muoversi tra le linee nemiche in Vietnam. Un gruppo di battitori liberi da spedire nella giungla a cercare di risollevare le sorti d'una guerra che qualcuno, negli Stati Uniti, comincia a intuire che finirà male (siamo nel 1967). Il romanzo è solo in minima parte ambientato sul campo di battaglia, piuttosto racconta le sofferenze psicofisiche di un gruppo di ragazzoni americani, muscolosi e non scemi, sottoposti sul suolo americano (Fort Bragg) a sadismi assortiti e prove di forza e resistenza massacranti per diventare “macchine da guerra”.
Il testo è strutturato molto efficacemente secondo una scansione in brevi capitoli, ciascuno dei quali dedicato per lo più ad una singola recluta del gruppetto di disperati (come si sarebbe detto una volta); già, perché a dispetto del titolo, Rambo year one è anche un romanzo corale, in cui all'eroe eponimo spetta grosso modo lo stesso spazio dei compagni.L'esposizione è chiara, ovviamente non aliena dai luoghi comuni della cinematografia americana sul tema, ma documentata, avvincente, coerente.
La lettura lascia trasparire una dedizione esemplare al prodotto e ai personaggi, nonché un'ineccepibile ed appassionata documentazione sul tema, tanto da far pensare ad un'impeccabile sceneggiatura da film d'azione. Che poi troppo d'azione non è, a ben vedere, dato che gran parte del racconto è spesa a tratteggiare (efficacemente, va detto) le sofferenze psicologiche di uomini che non stanno affrontando nemici in carne e d'ossa, bensì soprattutto fantasmi interiori, paure, cedimenti della volontà; al punto da sfiorare la pazzia, e in qualche caso di cadervi dentro.
Insomma: un libro che ha tutti i requisiti per far felici gli appassionati del genere.
Il Comitato di Lettura
VOLUME II: BAKER TEAM
Premio letterario Calvino, XXX edizione
Baker team è un testo particolare. Anzitutto per il suo protagonista, che non è di invenzione dell’autore ma già personaggio cinematografico conclamato: si tratta nientemeno che di John Rambo. Baker team fa infatti parte di una serie di romanzi che l’autore ha iniziato a rivisitazione e ampliamento della figura filmica del nerboruto combattente (in realtà tratto a monte da un romanzo di David Morrell): Baker Team è il secondo episodio.
Il testo è diviso in due parti. La prima, che ha come titolo Il corso, è ambientata negli Stati Uniti, precisamente al centro di addestramento dell’esercito americano di Fort Bragg. Lì Samuel Trautman ha come missione di formare due squadre di forze speciali estremamente professionali da utilizzare nella guerra del Vietnam. Si tratta di due team composti ognuno da otto soldati, che dovranno essere pronti ad affrontare qualunque situazione.
Il libro segue l’addestramento del team B, proprio quello nel quale è stato selezionato Rambo.
Va sottolineato come, soprattutto ma non soltanto in questa parte del racconto, l’attenzione non sia concentrata sul solo Rambo: anzi il narratore appare piuttosto abile a delineare le personalità di tutti e otto i componenti della squadra.
Durante la fase dell’addestramento il lettore viene così a conoscere i personaggi e a capirne caratteristiche ed emozioni. Parallelamente è possibile calarsi in maniera efficace nella descrizione degli esercizi e dei materiali di guerra usati dall’esercito; ma soprattutto si comprende quale tipo di mentalità venga instillato in questi soldati, che davvero saranno pronti ad affrontare con potenziale successo ogni problema pratico e risvolto psicologico cui la guerra li sottoporrà.
Durante la fase dell’addestramento risultano anche d’interesse le parentesi che l’autore apre per descriverci i rapporti delle vite da civili dei personaggi, le loro relazioni sentimentali e le famiglie, il tutto attraverso la riproposizione di lettere che i ragazzi spediscono o ricevono durante i mesi passati a Fort Bragg.
Nella seconda parte, intitolata Operation black spot, si passa all’azione. I due Baker team infatti vengono catapultati prima del previsto in Vietnam, a seguito dell’offensiva del Tet, che aveva spostato gli equilibri della guerra. In questa fase assistiamo alla prima vera e propria missione del team e di John Rambo, e anche qui si può apprezzare una certa capacità dell’autore di mantenere la suspense degli eventi e restituire l’adrenalina del campo di battaglia. Il tutto con attenzione ai dettagli tecnici, ma evitando che tali inserimenti risultino noiosi o intacchino la velocità del racconto.
I ritmi narrativi risultano consoni alle situazioni, quindi leggermente più lento durante l’addestramento e molto più rapido quando divampa la battaglia. Il lessico è corretto, con una buona padronanza di dettagli sugli armamenti ed espressioni usate, e la scrittura è fluida. Accompagnano il testo numerosi inserti riguardanti il contesto storico e nello specifico le armi e gli equipaggiamenti utilizzati negli anni della guerra del Vietnam; un vero e proprio glossario che non sembra superfluo per calare il lettore all’interno del racconto.
Si tratta insomma di un prodotto di fanfiction costruito con tutto l’amore dell’appassionato; e ovviamente con i limiti conseguenti a questo tipo di registro narrativo, non letterario e fortemente debitore di stilemi retorici cinematografici e televisivi. Una forma di scrittura mimetica, interessante, a sua volta, per gli appassionati del genere.
Il Comitato di Lettura
VOLUME III: POINT OF NO RETURN
Premio letterario Calvino, XXXI edizione
Prosegue puntuale la saga prequel del soldato John Rambo in Vietnam, cui Wallace Lee ha dedicato rrel. E, nonostante i ritmi produttivi presumibilmente altissimi, bisogna dire che anche in questo terzo episodio la vena del nostro non viene meno, anzi.
Terminato il terribile addestramento cui il colonnello Trautman ha sottoposto i suoi Baker Team, Rambo e i suoi compagni (perché in fondo sempre di romanzo corale si tratta) sbarcano in Vietnam e affrontano la guerra vera, sporca, cruda, atroce. Point of no return colloca il lettore in medias res senza il minimo indugio. L'incipit è qualcosa che più truculento non si può: amputazioni, urla, sangue in gran copia, già altri due romanzi, raccogliendo idealmente il testimone di cantore del super-soldato americano dal suo inventore David Mominugia che si spargono al suolo e via elencando. Qui, Lee/Avanzo dà forse il meglio di sé dimostrando di aver perfettamente assimilato il linguaggio del romanzo/film d'azione americano, anzi, a tratti sembra persino migliorarlo. Al solito, il tema di fondo è quello dell'uomo messo di fronte alla necessità di superare i propri limiti: questo però non è più un addestramento per quanto sadicamente spinto agli estremi, questa è la guerra con le sue lordure squisitamente morali. E morali, oltre che fisici, sono i limiti che i protagonisti si trovano a dover sperimentare. E allora: assassinii di compagni d'armi rei di colludere col nemico (vedi il sergente Alvarez p. 92 e seguenti), decisioni omicide da prendere in pochissimi secondi, sacrifici di amici in nome del supremo obiettivo della “missione”. Ne conseguono tormenti morali quasi più devastanti delle immani fatiche, della fame, della disidratazione, delle infezioni tropicali. Insomma, tutto un sozzume che l'autore descrive con realismo spietato ottenendo – cosa strana per un appassionato cultore di cose belliche – il risultato di trasformare inconsapevolmente il proprio romanzo d'azione in una sorta di accorato pamphlet pacifista.
Gli orrori morali e fisici della guerra balzano agli occhi del lettore con un'evidenza quasi dolorosa, e con un effetto di accumulo che, a momenti, dà le vertigini.
Al punto di far pensare che Point of no return sia soprattutto un romanzo sul dubbio morale, sugli effetti sconvolgenti delle guerre sulla coscienza di chi le combatte e di chi le subisce.
E tuttavia (e qui presumibilmente sta il talento dell'autore), il libro sa anche appassionare come semplice romanzo d'avventura (quasi salgariano, staremmo per dire), di felice, spietato istinto guerresco che prorompe dai corpi addestratissimi di otto ventenni americani, cui è stato raccontato che sono i buoni e che devono sconfiggere i cattivi. E questo, in fondo, mette d'accordo anche il fanciullo in tutti noi.
Il Comitato di Lettura
VOLUME IV: TAKE ME TO THE DEVIL
Premio letterario Calvino, XXXII edizione
A furia di leggere questa appassionante saga guerresca, ispirata al personaggio di John Rambo e giunta con Take me to the devil al quarto episodio, s'avanza nel lettore ben disposto il sospetto che Marcello 'Wallace' Avanzo sia sostanzialmente un cerebrale.
Se già in Point of no return la celebrazione dell'eroismo schiettamente muscolare dei super soldati americani cedeva a poco a poco il passo all'analisi della condizione morale dell'uomo di fronte alle atrocità della guerra, qui, ferme restando la capacità di intrattenere con scene d'azione e di suspense e l'eccellente documentazione storica, l'autore si spinge ancora più a fondo e scandaglia rimorsi, sensi di colpa e angosce dei protagonisti con piglio quasi dostoeskijano (ci si perdoni la blasfemia insita nell'accostamento).
Per la prima volta i ragazzi del Baker Team devono fronteggiare la morte di due dei loro fratelli in arme, e, soprattutto, fanno i conti con quella “sindrome del reduce” che farà la fortuna di tanta letteratura e cinematografia americana. Rispediti in patria in meritatissima licenza dopo una serie di missioni ai limiti delle possibilità umane, i nostri sperimentano quel disperato senso di anomia che coglie coloro che la guerra ha segnato per la vita. Si scoprono ormai disadatti alla vita normale (al “mondo reale” direbbero i protagonisti), quasi che il Vietnam devastato dalla guerra, per quanto orribile, sia l'unico posto in cui le loro esistenze sono ancora possibili. Una consapevolezza atroce, che in qualcuno spalanca un baratro in cui è difficile non precipitare, e che, come i membri del Baker Team, sostanzialmente segnerà un'intera generazione di ex combattenti americani.
Cupo violento e surreale come non mai si autorecensisce Wallace nella sinossi introduttiva, e non si può dargli torto, perché l'artificio narrativo di alternare violentissime scene di guerra allo scavo psicologico di ciascuno dei singoli personaggi giunge qui al massimo livello di efficacia, trasmettendo in misura equa adrenalina e disperazione al lettore che sappia andare oltre i pregiudizi letterari più comuni e alla inopportuna pretesa dell'ore rotundo.
Se un rilievo si deve fare a questo quarto, bellissimo capitolo della saga, è che la confezione redazionale sembra leggermente meno curata che in quelli precedenti. Il testo, forse a motivo della fretta di consegnarlo entro la consueta scadenza di un volume all'anno, ha purtroppo più refusi dei precedenti.
Il Comitato di Lettura
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Il modo in cui Wallace ha impostato la trama è fantastico.
E' un romanzo estremamente realistico, dove Rambo non è ancora quel genere di eroe 'oltre-ogni-limite' come lo era tra il secondo e il quarto film, per esempio. Devo ammettere che questo mi ha sorpreso molto. Non dev'essere stato facile mettere il personaggio di Rambo in un contesto del genere eppure il risultato è impressionante.
Mi è piaciuto molto anche il modo in cui sono descritti i vari personaggi e l'atmosfera in generale del libro.
Trovo che YEAR ONE sia davvero un ottimo lavoro, ed è un peccato che Wallace non possa pubblicarlo con una casa editrice.
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Tobias Hohmann
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Leggetelo. Leggetelo. Leggetelo.
L’autore ci tiene a precisare che non si tratta di un prequel ufficiale, nonostante abbia avuto l’autorizzazione al free sharing niente-popo-di-meno che da David Morrell in persona, ma può diventarlo, soprattutto se le storie di Rambo, Ortega, Jorghenson, Trautman e tanti altri entreranno dentro di voi. Diventeranno parte di voi.
È un romanzo storico, che in appendice riporta numerose curiosità e riferimenti, nonché un’anteprima del volume successivo.
Raccontato tenendo conto d’ogni minimo particolare evemenziale, senza limitarsi e mettendo insieme una trama convincente ed appassionante, vi ritroverete ad addestrarvi per sguazzare nel fango con gli aspiranti berretti verdi del SOG, scoprendo la storia di ciascuno di loro. Come solo un grande libro può raccontarla.
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Giuseppe Guarino
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Talmente ben concepito e credibile che sembra scritto da uno storico.
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Mat Thomas Marchand
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Il libro narra la storia che nasce prima del mito, la spinta emozionale che porta l'eroe alle sue gesta, le motivazioni non solo del suo protagonista, ma anche di tutti gli altri soldati che hanno ruotato attorno a lui e alla guerra del Vietnam in generale.
Un testo di fantasia, ma giunto alla luce dopo anni di lavoro, di approfondimenti e di documentazioni, mescolati poi alla fiction all'interno del testo.
Rambo nasce dalla mente di uno scrittore, ma di eroi il mondo ne ha conosciuti tanti, e sono esistiti per davvero.
In questo romanzo vengono spiegate scelte incomprensibili per il resto del mondo, ma sempre usando studi specifici, mai giudizi personali, e sempre cercando di capire cosa smuove dal fondo la complessità di svariate situazioni che, interagendo l'una con l'altra, scatenano eventi drammatici e storie nelle storie.
Un testo atipico degno di nota, e tradotto anche in inglese.
Un autore coraggioso, degno del protagonista del libro.
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Carmela Russo, Presidente della giuria.
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Un libro che non può lasciare indifferenti, con delle verità forti che spronano il lettore a procedere nella lettura e stare al fianco di Rambo fino all’ultima pagina.